Diretto da Hiroki Ryuichi, sorridente bad boy del cinema giapponese, Tokyo Love Hotel è un racconto corale dove le combinazioni o i cortocircuiti fra sesso, umorismo, speranza e destino disegnano cinque coppie sull'orlo di una crisi di nervi (e qualche single non meno borderline). Presentato al Far East Film Festival 2015 e al cinema dal prossimo 30 giugno, Tokyo Love Hotel, come una partitura di Altman, disegna il mosaico di un'umanità fin troppo umana, incline ai segreti, alle bugie, agli inciampi, alle cadute, ma, nonostante un DNA perdente, ancora capace di sognare. Tutto si svolge nell'arco di un giorno e di una notte a Kabukicho, il quartiere a luci rosse di Tokyo, sotto lo sguardo stralunato e rassegnato del giovane Toru. È lui che dirige, con pigrissima rassegnazione, lo squallido Atlas, uno dei tanti alberghi dell'amore, ed è sempre lui che, suo malgrado, fa da sponda al via vai, alle tresche, ai naufragi dei personaggi: amanti clandestini, ragazze fuggite di casa, finti talent scout, vere attrici porno, escort malinconiche, fidanzati ignari, donne delle pulizie che non sono chi dicono di essere, clienti che s'innamorano, aspiranti artiste che non disdegnano le scorciatoie.